NDE di Bones
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Stanza 734, la mia, proprio davanti al settimo piano
dell' ospedale. La finestra dava sul cortile in cemento davanti, tipo ingresso
principale, coperto da una tettoia per ripararlo dalle intemperie. Questa
tettoia impediva la vista dell' ingresso dalla mia finestra. E comunque
fisicamente non avrei mai potuto farcela ad arrivare alla finestra. Ogni volta
che mi risvegliavo mi pareva di sentire una frattura nuova. E mi riaddormentavo.
"Il cortile in cemento", mi ci ritrovai come se avessi avuto un amico malato in
ospedale. Cioè come se io fossi lì e aspettassi di sapere se il mio amico ce la
aveva fatta o meno. Ma sapevo che quell' amico ero io. C'era un altro tipo là
fuori che aspettava con me. Ma ce ne stavamo ciascuno per conto proprio. Mi
parve di capire che si trovasse nella mia stessa situazione (per così dire) e
davvero non ci feci molto caso. Ero là fuori e ci sono stato per quel che mi
sembrarono essere tre giorni o giù di lì. Di notte riparavo su di un piccolo
sentiero all' esterno dell' ospedale che ne attraversava il prato. Proprio a
destra dell' ingresso. Non so dove andasse l'altro tipo la sera. Fatto sta che
di mattina era sempre lì davanti assieme a me. Spesso salivo alla finestra e
davo un' occhiata al mio corpo malridotto che giaceva nel letto. Era come vedere
un film. Non come vedere il mio corpo dalla finestra. Era più una specie di zoom
con un aggiustamento del fuoco. Tornando nel cortile rivedevo la mia vita.
Ripensavo ai momenti difficili che mi son capitati nel corso di tanti anni.
Tutti gli amici che erano morti, più giovani di me. Io avevo 40 anni e mio padre
morì a 32. Io ne avevo 8 quando morì. Ricordo che pensai di avere avuto una vita
molto più lunga della loro. Ricordo anche che pensai che non avevo una moglie e
6 bambini da sostenere. All' epoca mi ero appena divorziato e avevo una figlia
di 7 anni. La mia ex moglie guadagnava bene e non è che avesse bisogno di me dal
punto di vista finanziario. Dovevo decidere se volevo vivere o morire. Perchè
per qualche strano motivo pareva che io potessi scegliere. Al terzo giorno quel
tipo del cortile venne dritto da me e me lo ritrovai faccia a faccia. Mi guardò
dritto negli occhi e mi disse bhe George, che vogliamo fare? Ed è allora che
capii che quel tipo era Dio, o qualcuno di quel reparto. Forse mio padre, per
quanto non è che gli somigliasse molto a giudicare dalle poche foto che ne avevo
visto. Stavo per decidere di andarmene quando il pensiero di abbandonare la mia
figlia (che io adoro) e che ama il papà così tanto, mi fermò. Non volevo che
crescesse senza un padre. No, se potevo avere voce in capitolo. E,
apparentemente, la avevo. Quel tipo mi fece anche capire che mi sarei ripreso.
Non è che avesse aggiunto altro a parte bhe George che vogliamo fare. Ma in
qualche maniera io sapevo che mi sarei ripreso. Sapevo che ci sarebbe voluto
molto, molto tempo. Dialogavamo attraverso una specie di telepatia o qualcosa
del genere. E allora gli ho detto che io restavo. Gli dissi anche che bevevo un
po' troppo e che non mi andava di ricominciare con quel tipo di vita. Ma mica mi
ha mai risposto riguardo a questo. E quella fu l'ultima volta che vidi quel
tipo. Benchè avevo come il presentimento che lo avrei rivisto. Mi ritrovai
dentro il mio corpo a gran forza. Nel senso che il mio corpo era sul tavolo
operatorio e mi stavano facendo l'ennesimo intervento. Quando fui completamente
sveglio dissi qualcosa. Allora sentii il dottore dire non può sentire niente.
Continuai e dissi che stavano intervenendo sulla mia gamba destra, vicino allo
stinco, e parecchio in profondità. Ricordo l'anestesista e ricordo me stesso. Li
pregavo di rimettermi a dormire. E dopo quella che mi parve una eternità, lo
fece. Ora è un po' che non ci pensavo. Era un po' come cercare di raccapezzarsi
in una specie di sogno comatoso.
Il mio amico Richard mi venne a trovare una sera ed era
un periodo in cui io iniziavo a stare sveglio più a lungo. Richard mi disse che
andava fuori a farsi una sigaretta. Anche io fumavo prima dell' incidente.
Perciò gli dissi dai portami pure a me. Erano secoli che non davo una boccata.
Mi bastava starmene un po' fuori di quel letto. E sapevo che se qualcuno mi
avrebbe mai dato una mano in una cosa del genere, quello era proprio Richard.
Lui e Spivey venivano a trovarmi un sacco di volte e con la scusa di fumare
stavamo fuori parecchio. Richard prese una sedia a rotelle. Mi sollevò mi ci
mise sopra ed eccoci che passeggiavamo. Eccoci nell' ascensore, e poi davanti
alla porta di ingresso. Uscivamo per una decina o dozzina di metri circa poi ci
fermavamo, e bloccava la mia sedia. Ora, avevo la mascella fratturata e i denti
avvitati e la bocca semichiusa. Ma facevo finta di godermi la sigaretta in modo
da farmici riportare. Finito di fumare veniva il momento di rientrare. Richard
mi girava faccia alla porta di ingresso e al porticato. Vedere così per la prima
volta il posto dove ero stato assieme a quell' altro tipo, vedere il sentiero
dove mi rintanavo di notte... mi dissi figlio di puttana, guarda che era proprio
tutto vero. Fu solo allora che capii che non era stato un sogno. E raccontai
tutta la faccenda a Richard. Poco dopo Richard disse andiamo a darti una
aggiustata alle ossa. E Spivey mi disse di non preoccuparmi perchè solo i buoni
muoiono giovani. E io sapevo che mi sarei ripreso. E sapevo che ci sarebbe
voluto tanto, tanto tempo.
Per finire, vi dico che mi ci son voluti due anni e
mezzo per riuscire a bermi un bicchiere. Ma ora bevo solo come bevono i
galantuomini. Voglio dire questo, che la confezione di sei lattine di Bud dentro
il frigo, quella che avevo comprato un mese fa, bhe me ne avanzano ancora un
paio. Mia figlia Krysten se la cava alla grande e vive col papà metà del tempo.
Mi sono fatto 43 interventi chirurgici negli ultimi 37 mesi. Il più recente era
sei settimane fa. Ho ancora tutti i miei pezzi originali a parte una manciata di
denti che è toccato rimpiazzare. E ora so che tutto questo è giusto una parte di
quel tanto, tanto tempo. Krysten adesso ha dieci anni a non vedo l'ora un giorno
di vederla sposarsi. E come fa quella canzone: magari mi sono perso qualcosa, ma
non il meglio - non la parte dove c'è lo scheletro che balla.
Descrizione dell'esperienza:
Vi è mai capitato di sentire una di quelle storie che
non sembrano di questo mondo? Bhe, è esattamente dove mi trovavo quando questo
episodio ebbe luogo - fuori di questo mondo. Andai in un posto che io adesso
chiamo il mondo dello spirito. Era il Gennaio del 1998. Ero sulla mia Harley
quando venni investito da un camion. Di corsa in ospedale a San Diego con l'
elisoccorso per salvarmi la pelle. I rapporti dei medici dicono che hanno dovuto
rianimarmi tre volte. Ho avuto cinquantasei ossa rotte, un polmone perforato, e
un trauma infracranico; la mia mascella era dislocata, oltrechè fratturata,
persi svariati denti e mi lacerai la lingua. Il che mi fece soffocare nel mio
stesso sangue. Rimasi in coma per tre mesi buoni. Vi dico questa cosa del coma
perchè ebbe un ruolo. Non è che mi risvegliai un giorno come se avessi fatto una
dormita. Fui fuori servizio per settimane. Ogni tanto ritornavo ma poi me ne
riandavo. E questo è andato avanti per un bel po'. E poi i dottori mi tenevano
anche in coma farmacologico. Quello che state per leggere è una rivisitazione
esatta di quanto mi accadde, accurata tanto quanto posso. E me ne ricordo bene.
Non aggiungo cose per farla sembrare una storia migliore, o per farla coincidere
con quelle di altre persone. Non ci sono state luci brillanti, tunnel, e nemmeno
musiche commoventi, niente nuvole, scintille o ricami d'oro. Ma dopotutto può
ben darsi che non fossi diretto in quel tipo di posto! ~ L' ospedale si trova
nella periferia di San Diego. Un ospedale bello grande. Sta messo d' un lato,
alle spalle di un quartiere residenziale. Un posto che ci passi davanti solo se
ci devi anche entrare. L' ospedale è un po' la fine di un vicolo cieco del
quartiere. Sta nella area di san Diego dove sta anche la comunità gay. Mi ero
spostato a San Diego dal Connecticut all' età di 28 anni. Non v'è dubbio che non
sono mai andato dalle parti di quell' ospedale prima di questa esperienza. Ero
incosciente quando vennero a prendermi. Inoltre l' eliporto ha la pista di
atterraggio in cima al tetto e dal tetto finisci dritto nel centro
traumatologico. E tutto questo conta nella mia storia.