NDE di Duane
|
Descrizione dell'esperienza:
Era una bella mattina di Lunedì, all' inizio del Luglio
del novantanove. Finalmente un giorno libero se vogliamo chiamarlo così dopo che
avevo lavorato il pomeriggio e tutta la notte del giorno prima per cui era
davvero l'ora di farsi una dormita. Tuttavia era anche il giorno settimanale
dedicato all' avventura con le mie figlie e con gli altri figli dei genitori
single del circondario e che era diventata una routine negli ultimi mesi. Niente
bicicletta o caccia o escursioni oggi, sarebbe stato solleone oggi e la idea di
approfittarne per andare in canoa passò senza opposizioni. Mentre iniziavo a
mettere assieme la roba necessaria per il viaggio mi ricordai che il mio vicino
aveva recentemente acquistato un nuovo tipo di salvagente e che si era offerto
di prestarmelo ogni qual volta un giacchetto salvagente fosse stato necessario
per le nostre gite. Scartai rapidamente l'ipotesi di avvalermi della generosa
offerta del mio vicino e più volte ci pensai tornando a scartarla di nuovo
dicendomi che un giubbotto così nuovo avrebbe potuto lacerarsi o sporcarsi.
Tre ore sei bambini e due canoe più tardi, eccoci che
scaricavamo il materiale sulla imbarcazione ancorata lungo il molo del fiume.
Quattro ragazze ancora non adolescenti, due delle quali le mie figlie, vennero
con me nella canoa da otto, lasciando due uomini assieme al nostro vicino
diciassettenne e a suo fratello.
Via dal molo e dentro la corrente stavamo finalmente
iniziando la nostra avventura. Alla mattinata piacevolmente fresca era
subentrato un pomeriggio focoso e l' acqua era un rifugio assai benvenuto.
Siccome c'erano solo quattro remi e cinque di noi nella canoa grande mi disposi
rapidamente a prua della canoa con le mie gambe a penzoloni mentre ciascuna
delle ragazze remava ai lati, e ci inoltravamo. Le ragazze ci portarono
rapidamente nel pieno della corrente. Stesi le mie gambe per immergere i piedi
nell' acqua pensando questa sì che è vita. Mentre impegnavamo la prima ansa del
fiume l'acqua iniziò a scorrere un po' più impetuosa. Mi inclinai all' indietro
con gli sciabordii sulla chiglia della canoa lasciando che le ragazze ci
portassero attraverso le rapide che a quel tempo non erano preoccupanti. Le
ragazze se la cavavano molto bene e per le prime due ore sul fiume io continuavo
a stare a cavalcioni sulla punta della canoa con le ragazze in pieno controllo
della situazione mentre io mi riaccucciavo dentro la canoa quando capitavamo nei
punti più turbolenti.
Splash . Mi ritrovai nell' acqua ed era veloce e
furibonda, la canoa aveva appena preso uno scoglio proprio sotto di noi
lasciandomi a combattere da sola nel punto peggiore del fiume. Sapendo di non
essermi ferita sugli scogli, scivolai agilmente sott' acqua, mi misi di schiena
con i miei piedi controcorrente e cercai di riemergere per galleggiare più in
alto che potevo. La canoa era già parecchi metri lontana da me ma pensai che il
peggio era passato trovandomi in acque profonde con una corrente che lentamente
mi trascinava. Non trovandomi nelle mie condizioni mentali migliori dopo aver
trascorso ventiquattro ore senza chiudere occhio, mi immaginai che lasciarmi
trasportare non fosse poi questa grande idea ma era già troppo tardi. tornai
sotto avendo a malapena il tempo per fare un respiro prima di impigliarmi sul
fondale. L'acqua rabbiosa mi aveva afferrato e mi spingeva e la superficie era
così vicina ma non c'era verso di raggiungerla nè potevo aggrapparmi allo
scoglio grosso quasi quanto una automobile che mi stava vicino. Fu a questo
punto che la consapevolezza di quanto fosse seria la mia situazione mi sovvenì
in tutta la sua forza. Stavo affogando, e non potevo farci niente. Venni presa
dal panico e con tutte le forze del mio corpo esausto che mi stavano lasciando
feci uno sforzo per raggiungere la superficie e riempire i miei polmoni con
almeno una boccata d'aria. Ma la realtà si impose rapidamente e il respiro e la
mia stessa vita per la quale avevo lottato così strenuamente mi stavano
abbandonando, sola nel buio e con un solo pensiero. Posso farlo. Ora era tutto
calmo, l'acqua non mulinava più neient più panico nè paura o sensazioni di alcun
tipo, solo il pensiero che per me era ok lasciarmi morire. Con tre lavori e
dalle quattro alle cinque ore di sonno per notte cinque giorni a settimana e
nemmeno una gli altri due, non è che la si potesse poi dire una gran vita
pensai.
E adesso ero un infante e mio padre mi aveva presa per
il grembiule e mi sollevava sopra la sua testa e mi trovavo diversi metri al di
sopra dell' acqua. Potevo sentire il sole che scintillando mi scaldava il volto
ma non era troppo brillante per guardarlo. C'era una brezza gentile che mi
confortava e i miei pensieri si rivolsero al suono che faceva stormendo fra le
foglie di un verde vibrante che stavano su di un albero alla mia sinistra. Mi
concentrai sull' albero per sentire meglio la brezza che vi soffiava attraverso
ed era come se le foglie fossero le mie dita e l' albero fosse parte di me.
Tutti i miei sensi erano acuiti i colori più brillanti la vista più precisa e
definita e i profumi e la imperlatura di acqua sulla mia pelle erano
meravigliosi. Un uccello iniziò a cinguettare dietro di me e mentre la sua
melodia si accattivava la mia attenzione fu come se i rami dell' albero si
dipartissero ed io potei contemplare questa minuscola creatura. Non solo potevo
vederla e sentirla, ma potevo percepire che l' uccello era felice e gioioso di
esistere e il suo sentire divenne parte di me. Benchè il più di quanto accadeva
si stesse svolgendo alla mia sinistra, destra o proprio davanti a me, non mi
dovevo girare per vederlo poichè avevo un campo visivo a trecentosessanta gradi
che includeva in un colpo solo molte delle cose che stavano nelle mie vicinanze.
Mentre stavo lì in estasi di tutto quel che provavo, mi
sopraggiunse una voce, chiara così come può esserlo la voce di uno che ti sta
accanto, chiedendomi "cosa vuoi fare?". Rivolgendomi alla ambientazione che mi
trovavo intorno, ne feci una ricapitolazione come per capire cosa fosse da
farsi. la mia figlia più giovane era appena uscita dall' acqua a circa una
settantina di metri dalla canoa. La più vecchia aveva già guadagnato una
trentina o forse quarantina di metri sulla riva rocciosa del fiume. Quanto a me,
qui mi trovavo priva di vita ma per me non c'era problema perchè per me la mia
vecchia vita era un sogno in quel momento proprio così come per noi adesso lo è
l' aldilà. Niente dolore o dispiacere solo pace e amore come pochi hanno mai
provato. Raccolte queste informazioni fu come se ne avessi fatto un fagotto,
aggiungendoci un po' di cose incomprensibili, e lo avessi consegnato alla entità
che mi aveva posto quella domanda. La risposta fu immediata "che cosa vuoi fare"
e la risposta non fu diversa mentre facevo per una seconda volta la medesima
ricognizione. Mentre osservavo la mia figlia più vecchia, che più tardi scoprii
che stava cercando di condurre gli uomini del gruppo a quel che allora era il
mio corpo senza vita, fu come se qualcuno mi prendesse e mi mettesse dentro di
lei. Vidi con i suoi occhi e udii con le sue orecchie e capii tutto quel che
pensava e provava in quel momento ma ero solo come una osservatrice dentro il
suo mondo. Questa ventiquattrenne, fronteggiata da questa terribile situazione,
era tanto calma e logica quanto lo si potesse mai essere. Mia sorella è a posto
adesso, era caduta anche lei dalla canoa e rimase impigliata sulla chiglia ma
aveva il salvagente e quindi era a posto, e anche le altre ragazze erano ok ora.
Ora devo salvare mio padre. Questi furono i pensieri. Poi veloce tanto quanto
venni proiettata dentro il mondo di mia figlia, venni rimessa nel mio e mi
trovavo sopra le acque nello stesso punto di prima. La voce giunse ancora "che
cosa vuoi fare?" mi chiese. Finalmente capii che dovevo decidere tra le icone di
me che crescevo le mie figlie nella vita che avevo appena lasciato. O questa
nuova esistenza ed una vita che sapevo sarebbe stata con il mio padre celeste il
cui amore sentivo emanare da un punto al di sopra della mia sinistra alle mie
spalle. E quell' amore mi ricordò della pace e della felicità che si sente da
bambini quando si viene cullati gentilmente fra le braccia della propria madre
dopo un giorno perfetto. Era così forte questo sentimento d' amore, pace e
benessere che ero tormentata sul da farsi. Non vi era coercizione su di me nello
scegliere questo o quello ne venni indotta a credere che una scelta fosse
migliore dell' altra. la faccenda era tutta nelle mie mani. Sapevo che le mie
figlie avevano bisogno di me sul serio, e quanto autenticamente io le amassi, e
quasi riluttante feci la scelta di tronare e fare tutto quanto fosse in mio
potere per crescerle al meglio che potevo. Per comunicare questa mia decisione
raccolsi semplicemente tutta l'informazione e i miei sentimenti e li porsi come
un tutt' uno al mio amico invisibile. E dissi "quello che voglio è questo",
questa era l'icona davanti a me con tutto quel che essa rappresentava.
Poi mi fu detto "devi riconsegnare tutto quello che hai".
Questo mi portò ad una nuova ricognizione alla ricerca di "tutto quello che
avevo", e ne venne fuori un vuoto mentre io e il mio corpo stavamo lì. Le parole
vennero ripetute esattamente identiche, esitando nella medesima ricerca. Appena
prima di dirmi di nuovo che dovevo riconsegnare tutto quello che avevo mi venne
fornita dell' informazione, un mucchio di informazione, ma non a parole e
tuttavia mi venne comunicato che dovevo scegliere di rientrare nel mio corpo
perchè nessuno poteva farlo al posto mio. Questa nozione mi venne consegnata con
il senso di urgenza che un padre può avere per un figlio incorso in un pericolo
immediato. Appena presa la decisione di rientrare nel mio corpo l'acqua
ricominciò a furoreggiare attorno a me strattonandomi e spingendomi giù ma
invano perchè adesso avevo la forza di una locomotiva. Niente poteva impedirmi
di raggiungere la superficie. Raggiuntala sputai tutta la robaccia che avevo nei
polmoni e inalai un profondo respiro di vita. I polmoni mi fecero male così
tanto che il pensiero di stare per affogare di nuovo mi venne. Combattei con il
desiderio quasi travolgente di lasciarmi andare e pensai di sussurrare ma dopo
mi venne detto che stavo urlando aiuto, mentre i ragazzi nella canoa piccola
erano a pochi metri da me. Un paio di remate e mi erano affianco. Afferrai la
fune al lato della canoa e mi accorsi di avere un sacco di energia e nuotai
accanto alla canoa aiutandoli a uscire dalle rapide fino alla riva.
Nello spiegare quanto mi era accaduto ci misi un po' e
ci furono diversi increduli nel gruppo. Questo fino a quando dissi a ciascuno di
loro cosa stavano facendo ed in alcuni casi cosa stavano pensando mentre io ero
sott' acqua. I dubbi svanirono subito. Il resto del nostro viaggio fu
estremamente piacevole e fu impagabile vedere i cervi e altri animali selvaggi
sulla riva a pochi metri da noi. Era molto tardi per arrivare alla nostra
destinazione e chiamammo mia madre, che era molto preoccupata per noi, per farci
riportare indietro. Sapete come sono le mamme.
Si avvicinava la fine del mio periodo di prova per la
mia assunzione a tempo pieno nel mio lavoro principale, e avrei dovuto
presentarmi il giorno successivo. Lavorai a malapena capace di camminare, e ogni
cellula del mio corpo dalla punta dei piedi a quella dei capelli era dolente.
Nei giorni successivi il dolore scemò lentamente lasciandomi una certezza
intatta riguardo a tante cose che nemmeno mi ero immaginata e la possibilità di
vedere le mie figlie crescere.
Attesto la verità di questa esperienza, così come la
attestano coloro che essendo stati su quel fiume con me sanno cosa accadde.
Attesto anche che Dio è, che ci ama e che è consapevole e memore perfino delle
cose più minuscole nelle nostre vite e su questa terra. Il dono della scelta, la
capacità di agire in accordo con i nostri desideri e di associarsi l'un l'altro
qui nella sfera delle sue creazioni è incredibile. Prego che possiate
ringraziarlo per la nostra stessa esistenza e che possiate trattarvi
vicendevolmente, e trattare le sue creature, con il rispetto che gli è dovuto.