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Descrizione dell'esperienza:

Ho visto il vostro sito l’altro giorno e ho riso di me stesso per non aver mai pensato di cercare un sito simile prima. Anche se le cosiddette esperienze di pre-morte sono rare, sembra che ci siano molte persone che le hanno vissute. Potrete pensare che in un periodo di trentasei anni io abbia potuto incontrare almeno un’altra persona con cui dividere l’esperienza, ma purtroppo non è così. Forse ,se accetterete e pubblicherete il mio racconto nel vostro sito, avrò l’opportunità di parlare con queste persone. È da molto tempo che desidero comunicare le cose che ho compreso; ho raccontato le mie esperienze a molte persone, ma è ovvio che è qualcosa con cui molti non riescono a relazionarsi completamente. Qualcuno lo trova interessante, ma tanti, a giudicare dagli sguardi sui loro volti, mi trovano un po’ strano.

Ho avuto tre esperienze nella mia vita, ma dapprima vorrei sottolineare che chi ha inventato l’espressione “esperienza di pre-morte”, probabilmente non ne ha mai avuta una. Posso assicurarvi che non c’è nulla che sia a metà strada o “vicino” alla morte, anche se si ha avuto la fortuna di tornare da un’esperienza simile. La morte è un fatto assoluto. Sarebbe come dire che una donna che ha avuto un aborto spontaneo a otto mesi e mezzo di gravidanza non sia mai stata davvero incinta, ma abbia avuto solamente un’esperienza di “quasi-gravidanza”.

La prima volta che sono morto è stato nell’estate del 1968, a quattro anni. Sono annegato. La gente sembra abbastanza sorpresa che io ricordi qualcosa di quell’età e sono d’accordo. Non c’è molto altro da dire, ma un evento traumatico come l’annegamento tende a imprimersi nella mente. Posso ricordarmi ogni dettaglio, come se fosse appena successo. Come forse vi aspetterete, non è un’esperienza piacevole.

Non appena ho avuto difficoltà a tornare in superficie a respirare, sono andato in panico. E quando non sono riuscita a raggiungere la superficie, il panico si è trasformato quasi subito in terrore assoluto. Visto che sapevo di non poter prendere fiato nell’acqua, l’ho trattenuto il più a lungo possibile, ma ho provato un dolore come fuoco che saliva e passava dal blu al giallo e al bianco. Diventò così velocemente bianco che non potei distinguere se fosse bianco caldo, bianco freddo o solo bianco. Prima di prendere il respiro d’acqua, ho semplicemente abbandonato la mia vita, psicologicamente e in quell’abbandonare sono stato immediatamente abbracciato dal più profondo senso di pace e calma. Ho sempre pensato che fosse come essere nel grembo di tua madre, con il senso di assenza di peso, come galleggiare in questo perfetto fluido senza il senso della temperatura; sembrava essere uno con tutto me stesso. E poi un suono confortante, calmo, bianco e sordo. Ogni senso sentiva questo comfort perfetto, fatto di un amore e appartenenza assoluti. Ed io sono diventato semplicemente questa luce bianca.

Qui fini la mia esperienza. Il vicino apparentemente mi aveva visto sul molo ma quando ha guardato ancora in quella direzione, ero sparito. Ho poi sentito che aveva quasi scardinato la porta del suo cottage quando è corso verso di me, percorso in poche falcate un bel pezzo di spiaggia ed è riuscito a localizzarmi sott’acqua abbastanza rapidamente da permettermi di scrivere queste righe oggi. Lui sa chi è e io lo ringrazio ancora. La cosa successiva che ricordo era il vomitare acqua, perché, visto che c’è acqua nei polmoni, ogni volta che se ne tossisci fuori un po’, c’è la reazione automatica di cercare aria freneticamente, ispirando di nuovo l’acqua che si cercava di espellere. Questa parte non è stata assolutamente piacevole, il che è una scocciatura, visto che prima ero in uno stato di stupenda beatitudine.

La seconda esperienza di morte è stata a diciannove anni - qui mi aspetto di perdere molti lettori, visto che è stata un’overdose di funghi magici a portarmi a questa esperienza. Accetto il fatto che molti possano pensare che io abbia avuto semplicemente un’allucinazione, cosa che anch’io avrei pensato, se non avessi avuto la precedente esperienza a quattro anni. Non fu un’overdose intenzionale ma solo un’esuberanza giovanile da idiota, visto che non avevo mai visto prima un piatto pieno di funghi magici. Circa un’ora dopo non mi sentivo per niente bene e sono andato andai in bagno per vedere se riuscissi a espellerli. Ho realizzato di essere in guai seri quando, seduto sulla toilette, ho cominciato a perdere tutte le funzioni del corpo e non sarei riuscito ad alzarmi o a chiamare aiuto neanche se avessi voluto.

Improvvisamente, ero sul soffitto e guardavo il mio corpo. Non ho passato molto tempo a pensarci, visto che non ero più nel corpo, non era me, io ero sul soffitto, ed era così facile lasciarsi dietro quel guscio vuoto. Mi sono allontanato dal corpo e sono semplicemente volato attraverso il soffitto, ho attraversato rapidamente la città e sono stato sparato immediatamente nello spazio. Ricordo, all’inizio, di aver passato pianeti del nostro sistema solare quali Saturno e Giove e di aver pensato che fosse strano vedere dettagli così vividi. (Anni dopo, guardavo il notiziario; annunciavano la scoperta di altre lune intorno ad un pianeta ed io le avevo già viste). Sembrava avessi un sacco di tempo per osservare quello che mi passava accanto, ma al contempo sapevo che stavo andando troppo veloce per farlo. Così ho capito che non ero in uno spazio/tempo normale; ero da qualche parte fuori da esso ma potevo ancora osservare e avere esperienze di diverse cose simultaneamente, in diversi livelli di spazio e tempo. Improvvisamente, stavo sfrecciando in quello che mi sembrava uno spazio vuoto, dirigendomi verso un punto di luce distante: si ingrandiva rapidamente mentre mi avvicinavo e ho capito che era la stessa pura luce bianca che avevo sperimentato quando avevo quattro anni. È la luce più assoluta e pura che esista, ma non fa male guardarla, probabilmente perché non la vedi con gli occhi fisici, anche se la sensazione è quella di vedere con gli occhi, ma è solo una visione della mente. Era come un sole o un pianeta di luce fino a che mi sono avvicinato abbastanza da vedere più dettagli. Nel momento che ho visto questi dettagli, mi si è rivelato quello che può essere descritto solo come “tutto”, ma anche questa è una magra descrizione di quello che viene trasmesso. Posso descrivere il dettaglio come miliardi e miliardi di “bit” di luce che si muovevano a spirale verso e da questo “corpo di luce”, semplicemente una descrizione più visiva di ciò che chiamiamo Dio. Noi siamo semplicemente Dio perché questo intero corpo di luce non può essere completo senza tutte le sue parti o “bit” di luce.

C’era un’armonia perfetta in tale processo e vedendo questo fu come se mi fosse stata data la comprensione di tutto. Il prossimo pensiero che mi è venuto era che lì c’era un’armonia assoluta e ci sarebbe stato un momento in cui mi sarei fuso con questo “corpo di luce”, solo che non era ancora arrivato - WHAM!!! – Nel momento in cui ho formulato questo pensiero, sono stato scagliato indietro e sbattuto di nuovo nel corpo e ho aperto gli occhi di scatto. Sapevo esattamente dov’ero, perché ero lì e l’esperienza fatta era ancora ben viva in me. “O mio Dio, conosco le risposte alla vita e all’universo”. Pensai tra me e me “se solo potessi uscire dalla toilette e dirlo a qualcuno”. Ma non mi potevo muovere, ero tornato nel corpo ma il corpo era ancora morto. Devo essere restato seduto lì per almeno un minuto o più, finché ho realizzato che non stavo respirando. “Oh no, non va bene. Adesso sarebbe proprio bello poter nuovamente respirare. Respira!! Avanti, respira!! Stavo cominciando ad andare nel panico e questo mi diede quel certo shock mentale, tipo “Carica venti – libera – whuuump!! Quel che bastava per permettermi di sbattere il mio corpo contro la parete un paio di volte per farvi ritornare la vita.

Alla fine mi sono ripreso abbastanza, dopo essere rimasto seduto ancora per venti minuti o giù di lì, da alzarmi e uscire dal bagno. Quando mi sono guardato allo specchio, avevo ancora un aspetto da morto, perché avevo un colorito grigio da malato ed ero coperto di sudore. È stato lì che mi sono reso conto fisicamente che il mio cuore si era probabilmente fermato, anche se solo per un momento. Come ho detto, esci da uno spazio e tempo normali, così che anche un’esperienza che sembrava essere durata molto tempo dura in effetti una frazione di secondo. Quando aprii di nuovo la porta del bagno, un college molto gioviale e molto sbronzo guardandomi mi disse: “Caspita, amico, non sei molto sexy, al posto tuo andrei a casa – sei…grigio”. “E’ una buona idea”, riuscii a dire e realizzai che la spiegazione della vita e dell’universo avrebbe dovuto aspettare.

Ho avuto la terza esperienza proprio prima di Natale dell’anno 2003, ed qualcosa che si sta sviluppando ancora adesso. Guardando indietro, sembrava che gli eventi dell’11 settembre abbiano messo in moto qualcosa in me. Sembra che da lì io abbia cominciato a sentire un dolore al petto, a destra dove si apre la gabbia toracica, al plesso solare. Qualcuno mi disse che era uno dei chakras, o il centro. Tra l’11 settembre e il Natale, il dolore è poi aumentato sempre di più, anche a causa di eventi personali molto stressanti che non è il caso di elencare. Alla fine mi sono ritrovato con troppo dolore e tutto concentrato in quel punto. Per me era semplicemente un dolore esagerato per poter accettare logicamente che fosse tutto mio. Anche se ogni giorno della mia vita fosse stato un supplizio d’inferno, non sarebbe arrivato a tanta sofferenza. Non poteva essere il mio dolore; poteva essere solo il dolore che vedevo nel mondo. Avevo semplicemente perso l’abilità di sintonizzarmi fuori da tutto questo. Credo che siamo tutti esposti quotidianamente alla stessa sofferenza del mondo e ognuno di noi sceglie il suo modo unico di affievolirla: con la droga, l’alcool, il lavoro, le relazioni, la religione…qualunque cosa. Io non riuscivo semplicemente più a spegnere quel dolore e questo mi stava uccidendo.

Non riuscivo a distinguere l’ansia dallo stress, dalla nausea o dalla fame. Mi sembrava tutto uguale, tutto insieme nello stesso punto del petto. Ho passato mesi sentendomi ogni giorno come se fossi sul punto di avere un attacco di cuore. Ma no! Non ho avuto questa fortuna. Il dolore continuava a crescere. Ogni giorno pensavo di non riuscire a sopportare un dolore più forte, pensavo che non mi fosse possibile peggiorare – invece peggiorai.

Poi un giorno, verso il 12 di dicembre del 2003, ebbi la terza esperienza. Non fu tanto una morte fisica ma più un collasso psicologico della mente. Non ho potuto fare a meno di collegarlo al collasso dell’universo. Avevo visto il programma dove il fisico Steven Hawking spiegava la natura e l’origine dell’universo e potevo collegarlo al fatto che lui, lavorando all’indietro e facendolo collassare, fosse in grado di quantificare matematicamente l’intero universo fino alle sue origini in quello che chiamava “Singolarità Unificata”. Il mio collasso della mente ha avuto inizio nel tentare di dare un senso al profondo dolore che provavo. Non stavo provando a fare qualcosa di specifico, ma quando ho cominciato a lavorare a ritroso, prendendo una situazione esistente e esaminando tutti i componenti che ne facevano parte, quindi prendendo ognuno dei componenti per vedere cosa rendesse vero quel fatto, la mia mente cominciò velocemente a funzionare per conto suo. Sedevo lì, più come spettatore che come partecipante, notando tutto quello che la testa stava elucubrando. Ogni volta che andavo indietro nel tempo, il processo diventava più veloce. Quindi arrivò allo stato in cui, come nel volare indietro al “corpo di luce” dapprima disorientato dal fatto che potessi comprendere quello che stava succedendo, è diventato tutto così veloce che ho cominciato ad avere paura. Più indietro andavo, più diventava veloce e semplice, fino a raggiungere la fine con una parola. Non importava che parola, potevo girare in cerchio con qualsiasi – unica – parola.

Ero lì seduto aspettando di morire. Ero sicuro che la mia mente fosse completamente collassata e questo doveva essere quello che succede prima di avere un aneurisma cerebrale o una combustione spontanea. L’interno della mia testa, il cervello o quel che è, comunque, stava ronzando. Mi sentivo come se la parte posteriore del cervello si fosse gonfiata del doppio e come se mi si fosse gonfiato anche il retro della testa. E ho aspettato e aspettato. Ma non sono morto.

Veramente non so come mi sono sentito al riguardo. Una parte di me era sicuramente sollevata. Ma la sensazione predominante era quasi quella di rimpianto. Ciò che mi era arrivato con quel collasso era la troppa comprensione di troppe cose. Cose che so di non aver ragione di comprendere o capire ma che invece ho semplicemente capito e non potevo ignorarlo. Mi sentivo completamente fottuto, sapendo che la gente non l’avrebbe accettato da me, eppure sentivo una specie di disperazione nel condividere quello che sapevo.

Per esempio, tornando a Steven Hawking e alla teoria della “Singolarità Unificata”, lui diceva che poteva riportare l’universo indietro fino all’istante del “Big Bang”, ma non riusciva ad immaginare cosa avesse causato il “Bang”. Vorrei tanto non saperlo neanch’io, ma lo so. Gli scienziati, anni fa, credevano che l’atomo fosse la cosa più piccola nell’universo. Ora la cosa più piccola che hanno scoperto, con l’avvento del microscopio elettronico a tunnel, è qualcosa che hanno chiamato “quark”. Quindi la più piccola cosa esistente, l’unica cosa che esiste e di cui è fatto l’universo, è una particella subatomica di luce. Il professor Hawking è andato solamente un po’ lungo con la sua matematica e non ha realizzato che scegliendo il termine “singolarità” ha contraddetto un’altra legge accettata in fisica; il fatto che due particelle di materia non possano occupare lo stesso spazio allo (o nello stesso) momento e quando l’universo che sta collassando arriva alla fine del suo collasso e le ultime due particelle subatomiche di luce tentano di occupare lo stesso spazio nello stesso momento, non riuscendoci, si annientano a vicenda in un “Big Bang”, dando inizio così ad un nuovo universo. Da questo la natura infinita dell’universo – che si espande, collassa, espande ecc.

Questa era una delle cose delle quali ero diventato improvvisamente consapevole. Mentre ero lì seduto ad aspettare di morire, pensavo a come si applicano a cose come la religione e come fosse accurata fosse gran parte del linguaggio, quando applicate correttamente. Anche le emozioni legate al linguaggio provengono da tempi lontani e non erano in origine parole in inglese, ma in qualche modo sono sopravvissuti sia al tempo che alle traduzioni. Ai tempi, il linguaggio era molto più metaforico e rappresentativo. Ora invece è molto specifico e letterale e ci sono significati molto determinati per le parole usate nella religione, così come usate oggi. Ma ricordiamoci che non dovevano essere prese alla lettera, ma applicate in modo molto più metaforico. Uno dei modi in cui ho visto questo, quando ero lì seduto senza parlare, è stata la semplice e famosa frase “Penso, quindi sono”. Penso, quindi sono. Penso, quindi sono. Penso, quindi sono. Penso, quindi penso, quindi penso, quindi penso penso penso penso…” e come le due particelle subatomiche di luce che combattono, scontrandosi una con l’altra in una battaglia per occupare lo spazio dove ce ne può stare solo una, come Dio, all’inizio, come le ultime due particelle di luce, coscienti di sé stesse e niente più.

Io penso.

Che pensi?

Penso che penso.

E chi sta pensando?

Io.

E chi sei tu?

Quello che sta pensando.

E cosa stai pensando?

Che sono qualcosa che pensa che – uh – sta pensando.

Allora sei un pensiero o una cosa che pensa di pensare?

Non lo so. Non lo so dire. Non vedo nulla. È buio e ho paura. Mi sento così solo e ho paura di pensare fino all’oblio.

Perché non accendi la luce?

Ci sono le luci, ma dov’è l’interruttore? Scherzo, qui non c’è niente a parte te che pensi di essere qui.

Bene, e tu chi sei?

Immagino che tu stia parlando da solo!

Oh, benissimo!!

Allora, ho un’idea, o tu hai un’idea. Perché non chiedere semplicemente la luce e quindi domandando, creare dapprima quello di cui c’è bisogno. Cioè, come si può sapere se c’è qualcosa se non c’è luce per vedere, giusto?

Buona idea! OK, “CHE CI SIA LUCE”.

E con questo, all’ultimo secondo, Dio vede che sono rimaste solo due particelle di luce e si annienta. Sacrifica sé stesso per diventare il mezzo, che è diventato libero (libero arbitrio, ad immagine di Dio) per trovare la propria forma di espressione in questa casuale espansione caotica. Tutto è iniziato come luce e si è raffreddato e ha roteato e si è scontrato e si è depositato ed ha trovato liberamente la propria espressione. Ed è ancora solo luce. Tutto, luce raffreddata, nei suoi vari stati. Dio allora sarebbe davvero il giudice ultimo, in quanto non può diventare una cosa sola. Come tutto, come mezzo, come luce – Dio può essere solo testimone di quello che viene ad essere. Tutto ciò che viene ad essere richiede la luce per rivelare la sua esistenza e quello che si rivela o si illumina, rivela l’esistenza della luce sempre presente (il Padre e il Figlio). E poiché la fisica ha già capito che ogni particella subatomica di materia in questo spazio e in questo tempo ha il suo gemello di antimateria, che non esiste in questo spazio e in questo tempo. A differenza della cellula che si divide in due parti, una vicina all’altra, il compagno di antimateria di ogni particella subatomica di luce esiste proprio dove esiste quella particella, senza bisogno di spazio alcuno. È qui che esiste la mente (Santo Spirito). Anche se sembra che vi sia un sacco di spazio vuoto nell’universo, la verità è che non si potrebbe far entrare neanche una particella di luce nell’universo. Non c’è spazio! E così, come una connessione elettrica ininterrotta, l’universo è collegato con sé stesso come una sola cosa. Ecco perché la luce viaggia così velocemente; perché viaggia attraverso una catena luce ininterrotta. Anche l’antimateria potrebbe essere una connessione ininterrotta.

Quindi in verità esiste una sola cosa fisica, come l’universo, con una sola mente. Occasionalmente si può dare un’occhiata a questa connessione tramite cose come l’abilità psichiche o in persone come gli idiots savants, e cose che fanno un baffo alla scienza. Per qualche ragione, sono semplicemente unite a questa connessione. Per esempio, pensate ad un posto molto lontano; potete essere lì all’istante con la mente, senza bisogno di tempo per arrivarci. Il pensiero è l’unica cosa che può viaggiare più veloce della luce, perché non esiste nello spazio o nel tempo.

Le parole potrebbero avere molto più senso invece di essere così distaccate dalla realtà. Non si tratta di sciocchezze magiche, misteriose, tipo “E il Signore disse loro…”. La verità è molto più profonda ed è comprensiva di tutto. Se esistesse un Essere Supremo quale una specie di forza direzionale dietro a tutto questo e se fosse come un uomo, non saprebbe neanche creare un sandwich al burro d’arachidi, figurarsi l'universo. Guardare semplicemente il Cielo e tutto quello che c’è e pensare che un Dio abbia creato tutto ciò per l’uomo sarebbe talmente arrogante per quel Dio, che avrebbe completamente perso di vista l’uomo. Il “Peccato Originale”, per esempio, semplicemente non è un peccato nel senso che intendiamo noi. Era la situazione inevitabile dell’uomo quale creatura che è evoluta al punto di avere una cognizione indipendente. Questo molto prima che diventasse capace di comunicare. Una volta che l’uomo è diventato consapevole, ha avuto bisogno di capire e quantificare il suo mondo. È solo molto tempo dopo che arrivano le parole scritte o addirittura le emozioni che vi sono contenute, come: “Non nominare quello che non può essere nominato”. E pensiamo che riguardi nominare Dio “Dio” o “Allah” o “Buddha” ecc. Si riferisce alla storia del giardino dell’Eden e ad Adamo e Eva. Il nome dell’albero dai frutti proibiti era L’Albero della Conoscenza. Il peccato di voler dare un nome a tutto e di capire tutto in modo da non averne paura, è un processo semplice e infinito, che ha creato il nostro inferno privato e ci ha cacciati dall’Eden, o separati dalla natura e da ogni cosa che esiste e vive semplicemente in perfetta armonia nella natura.

Strano eh? Potete immaginare che vi arrivi addosso tutta questa conoscenza e comprensione delle cose? Non è per niente divertente!!! Davvero non l’avrei voluto. Sono un uomo semplice che è appena arrivato alla terza media. E.. indovinate un po’? Sono un carpentiere e ebanista. Che ironia! Non posso possedere tutta questa conoscenza e non condividerla. D’altra parte, non credo sia veramente accettato da tutti. E tuttavia, ha un grande potenziale, se accettato, di fare qualcosa di veramente meraviglioso. Il mondo è così pieno di dolore e di paura e non c’è niente di cui aver paura. È come se l’intero pianeta fosse fatto di bambini che hanno paura del buio. Posso capirlo; da bambino il buio mi terrorizzava.

La verità è che però, non esiste il male, non esiste il peccato, non c’è l’inferno, eccetto l’inferno che creiamo nelle nostre menti piene di paura ed ignoranti. Non vi offendete per la parola ignorante. Andate pure a cercarla! Significa semplicemente mancanza di comprensione. Cioè, relativamente parlando, noi esseri umani manchiamo enormemente di conoscenza già solo del nostro pianeta, figurarsi dell’universo.

Già fin dalla mia esperienza di annegamento a quattro anni, ho guardato al mondo in un modo differente rispetto alla maggior parte delle persone. Non ho mai cercato di diventare più intelligente, ma di diventare meno ignorante. È una sottile differenza che sembra abbia un effetto significativo. È molto più facile perdere o lasciare qualcosa che già si ha (ignoranza) che acquisire qualcosa che non si ha (intelligenza). Ho sempre saputo che posso e imparare e imparo da tutte le persone che incontro, non solo da chi pensa di aver qualcosa da insegnarmi.

Infine, il buio non esiste. È una impossibilità fisica. Certo, è buio di notte, ma pensate alla luna. La vedete perché è illuminata e così rivela la presenza della luce. C’è solo luce, niente di più. Anche voi siete semplice luce nella sua forma più unica. Solo ogni individuo può creare il buio nella sua propria mente, tramite la paura nata dall’ignoranza, che effettivamente vi allontana da quella luce e crea l’ombra di oscurità che la mente crede che ci sia. Tornate alla luce e lasciatevi rivelare e illuminare da essa. C’è una bellezza come quella di Dio che aspetta di essere illuminata. E c’è una luce che attende di testimoniare questa bellezza.

Troppe persone molto istruite con le quali ho parlato da quando ho vissuto l’ultima esperienza, mi hanno detto le cose più strane, tipo che sono la persona più simile a Cristo che hanno incontrato, addirittura probabilmente la persona più intelligente mai incontrata, che potrei essere uno dei più grande filosofi, o che dovrei seguire un corso di filosofia, perché alle persone piacerebbe sentire quello che ho da dire. L’unico problema di seguire filosofia è probabilmente una delle mie filosofie fondamentali e cioè che non dovrei pagare i miei stessi pensieri o il fatto di condividerli con gli altri. Così, mentre gli altri pagano decine di migliaia di dollari alle università per poter ricevere l’abilità di pensare con qualche forma di legittimità – ecco, beh – io sono al bar di fronte se qualcuno mi vuole parlare. Vi prego di capire che le cose che ho appena dette potrebbero farmi facilmente sembrare abbastanza egoista, ma non sono io che dico queste cose, sono gli altri. Io non userei queste parole per descrivermi. Preferisco “semplice” e “ignorante”, sono termini più precisi.

La vita non avrebbe mai dovuto essere considerata una lotta così dura. È diventato più come cercare di nuotare controcorrente contro una corrente molto forte. È spossante. Ogni bracciata richiede un’energia enorme e dopo essersi quasi ammazzati per fare qualche progresso, si guarda la riva e ci si accorge di non essere andati da nessuna parte. Al massimo, si è sempre allo stesso punto o addirittura si è perso terreno. Chiaro, è terrificante lasciarsi andare e lasciare che la corrente ci trascini via; è così potente che si è sicuri che ci distruggerà. O…

Comunque, tutti sanno che bisogna andare avanti nella vita, giusto? No davvero! Se si guarda ad ogni ricerca che l’uomo fa alla ricerca della verità: scienza, matematica, medicina, fisica, musica, arte e quant’altro. Siamo tutti alla ricerca di una verità. Come per la musica, ad esempio. Due note musicali suonate insieme possono essere una delle due cose: armoniche (vere) o discordanti (false). La verità è rivelata nella bellezza e viceversa la bellezza è ciò che rivela la verità. C’è solo quello che è verità, come per la matematica, che sicuramente è uno dei linguaggi più puri, nel senso che tutte le altre attività possono essere ridotte alla matematica. E la matematica, uguale quanto sia complicata l’equazione, è solo questo – l’equazione. Il segno di uguale (=), quello che fondamentalmente è la matematica, è la verità. Qualcosa è vero (uguale) o falso (non uguale). La verità è semplicemente quella che è. L’uomo non ha mai creato nessuna verità o inventato proprio nulla in questo campo. Ha unicamente scoperto quello che c’era già. Bisogna sempre tornare indietro per scoprire la verità. Lasciatevi andare! Non abbiate paura! Lasciate che la corrente vi trasporti indietro verso la vostra verità.

Spero veramente che queste parole possano essere utili a qualcuno

Informazioni Preliminari:

Genere: Maschio ᐧ